Mi hanno sempre colpito le dita di questo orologiaio spazientito. Hanno sviluppato una meditata callositá nel punto esatto in cui va a poggiare la penna.
Una penna megafono ad un passo dal cedimento strutturale, che questo espressionista tedesco, casualmente reincarnatosi in terra calabrese, utilizza da quasi quarant'anni per compilare un grande romanzo popolare.
Quello di Jannuzzi é uno stile pedagogico, altalenante tra Murnau e la Wertmuller, tra Walter Molino e George Grosz, attraversato da subitanei cambi di registro dal grottesco al lezioso, dall'eroico al pratico. Anzi il suo curriculum artistico potrebbe sicuramente risalire ai tempi e ai cieli dell'alto medioevo: lo vedo abbarbicato come un tarzan occhialuto a scalpellare maliziose gargouilles sulle cime delle cattedrali gotiche, burlandosi dei chierici e degli sgherri dello sceriffo. Jannuzzi é da sempre un implacabile agit prop che non si é mai tirato indietro di fronte a qualsivoglia sfida espressiva.
Il suo occhio panoramico ha creato ingegnosi teatrini di carta, preziosi origami multidimensionali per arredamento. E' stato addirittura capace di trasformare una apparentemente innocua e anonima penna bic in uno straordinario medium espressivo. La sua prolifica produzione artistica abbraccia il fumetto di massa per bambini, quello semiclandestino per adulti; la "riduzione" in vignette di opere letterarie ("Madre Coraggio" o "Le 11.000 verghe"); i murali politici, la decorazione di ambienti, il collage. La sua critica allo stato presente delle cose si avvale di una poetica della nostalgia fatta di corpi, oggetti e scenari ancora commoventemente neorealisti, un'estensione atemporale di "Rocco e i suoi fratelli". L'iconografia jannuzziana é un corto circuito tra un immaginario da socialismo reale e sontuose pin up che profumano ancora di calendarietto da barbiere. Un'arte fatta di fendenti rapidi e irrevocabili, derivata da una mentalitá da spadaccino..
«... Ma cooome!!! Nomina Jannuzzi e a me no!! GRRRR!!! ». A pagina 30 del supplemento al numero 49 de "IL MALE" del 29 Dicembre 1980.
Caro Jannuzzi, sono alcuni giorni che cerco di scovarti, telefonandoti a tutte le ore, sempre invano. Perció ti mando queste due righe via fattorino, sperando che prima o poi ti arrivino.
Ho deciso di pubblicare il tuo libro (Vita Mirabile dell'Arcitruffatrice ecc) negli Al-Bum: potremmo uscire entro la prima metá dell'anno prossimo. Perció fatti vivo appena puoi...
«... Ma questo é un romanzo!!.. Si potrebbe pubblicare anche a singoli episodi!!! »
Riferendosi a "Anni '70 in 4 risate (e 1 mal di pancia)".
«... e si potrebbe anche fare tutto in un volume e in color seppia».
Riferendosi a "Le 11000 Verghe", nella redazione della CRUMB Records, in compagnia di Oreste Del Buono.
«... Tu sei uno che casca sempre in piedi... »
Durante la lavorazione delle tavole di "Se la fortuna ti tocca", su sceneggiatura di Castelli, nel dubbio che la casa editrice di allora ci avrebbe pagato. Poi l'editore non ci pagó.
« Guardare le cose di Jan é più che sufficiente per capirlo, procede solare con le sue fosche tinte e le sue lucide provocazioni... e non é certo solo velluto quello che propone.»
« Jannuzzi, un autore spesso violento, sempre eccessivo... e morbido: il più geniale e sregolato dei disegnatori contemporanei. »
Su "Il Mago" nella presentazione de "Le 11.000 Verghe".
« Tra i disegnatori contemporanei occupa una posizione particolare che gli guadagna quell'alone di cui si ammantano gli "artisti maledetti".»
(in "Quel fantastico mondo").
«..Un disegno raffinato e diversificato che illustra magnificamente l'opera di G. Apollinaire.»
(su "Le Bien Public").
«...Un disegnatore italiano che padroneggia il suo bianco e nero con un'estrema finezza.»
(su "Circuit", 1980).
«...Jannuzzi, quello con.. un grande futuro alle spalle..»
Splendida sintesi di cui puó esser capace la giovinezza!!
Solide spalle?... Andatura da gambero???...
Da una musa creatrice e sensibile, poliedrica e dirompente, dalla bocca sorridente di una bionda come Emanuela,
uno accetterebbe di buon grado anche un po' di Cayenna. (E' venuto Brassens a confessarmelo in sogno, ma io giá ce lo sapevo...Ah! ).
«......E' un'opera da far rizzare i capezzoli!...»
Dopo aver letto "Le 11.000 Verghe".
Ah!... DOTTOR Casiroli!...
«...Io farei carte false per avere Raviola in porta, Bonadimani e Maraffa in difesa, Mariotti, Jannuzzi, Lowenberger al centro, Manara, Gauden, Milazzo, Capuana e Cassaro all'attacco. In panchina Panebarco, Core, Reggiani.
Sono quasi certo che con una squadra così di bel gioco se ne vedrebbe, e anche qualche risultato...»
«....Jannuzzi, mi mandi un disegnino, ma piccolo-piccolo, un formato cartolina, 10x15 cm, per la mia collezione....»
Povero Franco, te ne sei andato così presto!
La tua "collezione", una delle più mastodontiche raccolte sul fumetto internazionale, é diventata una fondazione!...
«...Ah! Ah! Ah! Ah! Ah! ...h!.h!....Uuuuiiiih!....Ah! Ah! ..Ah! Ah! Ah! Ah! ...Oh!Oh!Oh!...Uaaaah!ah!Ah! Ah! Ah!Ah! Ah!...h!...h! ... Ah! Ah! Ah! Ah!...»
Beh, (stavano leggendosi "Ancillotto l'emigrante", tutti ammucchiati sul predellino di fondo del filobus 91)... avevano capito tutto.
«..Visti gli atti del procedimento penale contro Peirano Carlo - Editore, e Jannuzzi Vincenzo, autore, imputati del delitto p. e p. degli art. 110 '57 bis, 528 c.P. in relazione degli art. 1ss legge 8-2-1948 n47 perché, in concorso tra loro mettevano in circolazione allo scopo di farne commercio, il volume "Le 11.000 Verghe" che riproduceva in fumetti il contenuto osceno di un'opera omonima di Guillaume Apollinaire.»
...Il processo si é concluso con una sentenza di assoluzione «....perché il fatto non costituisce reato.»
Cremona 1984............
Che dire? Sembra giá tutto detto..E' andata di culo!!!.
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....chiaro, no? ....ehm.
(Poi, quando siamo a casa te lo spiego, sigh!).
Michigan State University Librairies Special Collection Division Reading Room Index to the Comic Art Collection:
Angillotto & Concetta / di Vincenzo Jannuzzi (p. 125-136) in Strip Pocket (Milano : Gino Sansoni Editore, 1974 - I. Jannuzzi, Vincenzo.
Call no.:PN 6766.S7 1974
...evvvvaai!!! Siamo pure arrivati in Ammerica! ..auanaganass?...oooohjesss! Uozmeneiu'!....
(eppure a me sembrava di non essermi mica mosso!)
Eh si! Ora ci sono: non sono stato io ad arrivarci in America, ma é stato lui, l'emigrante.
Grande Ancillotto.
«...Apollinaire?...Quello che scrive i testi per Jannuzzi?...»
...Geniale!....Ecco catturata in pieno l'ironia surreale in cui Apollinaire eccelleva!
«...Con Jannuzzi finalmente si puó affermare che i migliori non sempre son quelli che se ne vanno... »
..e se lo dici tu Nessim, che possa conservarti ancora a luuuungo in piena salute, tu che sei uno dei pilastri del fumetto italiano, allora é un buon auspicio. Cin-cin!!
« Io penso che scandalizzare sia un diritto, essere scandalizzati un piacere, e chi rifiuta il piacere di essere scandalizzato é un moralista; il cosiddetto moralista »
« Questo pensiero di Pier Paolo Pasolini ben si addice all'opera di Vincenzo Jannuzzi, la cui voce stridente nell'industria culturale italiana, indirizza l'attenzione non verso temi e motivi che incoraggiano l'evasionee il disimpegno, ma si distingue quale strumento di riflessione e d'indagine sulla realtá.
Quasi dimenticato in un paese che pratica un'accurata politica di silenzi ed esclusioni mirate, l'autore-cantastorie dá seguito, in "Ma l'aria di Cittá", alle peripezie di "Ancillotto", giá apparse nell'omonimo romanzo a fumetti per le Edizioni Ottaviano nel 1978. Il protagonista, moderno anti-eroe, da un villaggio del profondo sud emigra a Milano, dove i sogni di un futuro piú vivibile s'intrecciano con quelli della generazione sovvertitrice degli anni settanta; infrangendosi contro una realtá in cui la realizzazione individualeé soggiogata all'interessi di pochi.
La sequenza delle tavole, il cui ritmo narrativo è incalzante, non lascia spazio alla noia e palesa i paradossi della quotidianitá. Sotto il profilo stilistico il segno sapiente, che fa della cura dei dettagli un'arte, riesce a coniugare in una felice sintesi la crudezza dell'esistenza, senza abbellimenti e luoghi comuni, e un raffinato umorismo che non priva il lettore del divertimento. Il taglio ironico e autoironico rompe i veli dell'autocompiacimento, della mitizzazione, degli aggiustamenti, per ripercorrere le contraddizioni dei vissuti personali e i riverberi di una narrazione ricca di echi autobiografici.
Il tratto, eseguito con una semplice biro, tecnicamente raffinato e complesso, non ha solo la funzione di ricordare e di rielaborare, ma rappresenta il potente strumento con il quale l'autore combatte l'omologazione, funzionale alla brutalità del potere.... »